.....Adrenalina Pura...!!!!!

 

In qualifica, con il vostro fotoreporter.

Prima di cimentarmi nel campo della fotografia, ebbene sì, anche io ho avuto un passato di pilota. In queste righe vi confesso sensazioni, paure, autostima e critiche mai esternate, nei due giri che possono valere una gara.

Seguitemi!!!! 

Amato “Le qualifiche sono iniziate ed io, già seduto ripasso mentalmente ciò che ho fatto al telaio e al motore, per dare il massimo in queste due sole possibilità concesse dal regolamento. La visiera è giù, le mani sul volante, il respiro calmo. La mente ripassa i punti di staccata, le traiettorie, i tratti dove converrà rischiare per guadagnare qualche decimo. Il cuore batte: comincio ad isolarmi veramente, il commissario mi fa segno di partire. La persona che deve spingermi per far partire il motore sa che dovrà muoversi solo al mio cenno, non posso rischiare di raggiungere un pilota più lento davanti a me.

Via alla spinta -seconda, prima- il motore parte. Una breve sfuriata per evitarne l’imbrattamento poi, calma! Siamo nel giro di lancio, si devono scaldare le gomme e il motore. Il kart, la pista ed io dobbiamo diventare un tutt’uno. Nella mia mente non c’è niente, a parte il tratto di pista che vedo e le azioni che dovrò fare da qui a poco. Interrogo mentalmente il telaio, le gomme, il motore, i freni cercando quelle sensazioni giuste che mi potranno portare a fare la qualifica più tranquillamente possibile.

Ok. Da metà giro in poi, s’inizia a fare sul serio: si tirano le marce, si “pennellano” i cordoli. Nell’ultima curva, prima di “prendere” la fotocellula, entro piano, l’importante è uscire veloci. Il commissario mi segnala che è iniziato il primo giro. La prima staccata. Piano! Le gomme non sono ancora in temperatura. Alla fine del rettilineo, non devo mollare, il primo cordolo si gira in sesta piena; stacco un metro prima dell’altro: tu-tum! Levo due marce, giù l’acceleratore per il curvone a destra, in quarta. Il cordolo è alla mia destra, il kart tira a sinistra: è l’eterna lotta con la forza centrifuga che lascio sfogare appena finita la curva. Quinta tutto a destra, un’altra curva davanti a me; sesta, e giù il piede, prima di sfiorare il cordolo. Il kart si mette di traverso, sfrutto tutta la potenza frenante che il telaio e le gomme mi permettono e via, tolgo tre marce di botto, due curve in successione, tutte è due a destra. Terza piena, il motore "arriva", un attimo prima della seconda curva inserisco la quarta e di nuovo a “tavoletta”: il sedile sembra volermi buttare fuori, il casco sembra pesare dieci chili.

Mi appello a qualcuno in Paradiso e cerco di tenere giù… non devo mollare… devo portare il kart più a destra possibile per non rovinarmi la traiettoria in entrata del tornantino a sinistra, che giro di seconda

Comincio ad accelerare piano e sempre più giù, terza - quarta - quinta. Di nuovo una curva a sinistra, inserisco la terza, giro, ma non “vado” a cordolo, mi tengo a sinistra; l’altra curva è a destra - quarta - comincio a girare e innesto di nuovo la terza e poi giù con l’acceleratore - quarta - quinta, la curva prima del rettilineo! Non la devo sbagliare. Sfioro il cordolo e via di quarta, parzializzando un po’ -quinta- passo il traguardo e il primo giro è in “saccoccia”.

Adesso devo forzare un po’ di più - sesta- di nuovo fin dentro la esse alla fine del rettilineo. Passo il primo cordolo in pieno, al secondo levo una sola marcia e giro. Entro di quinta nel curvone e mi appello ad un santo più influente di quello di prima: a metà curva inserisco la quarta si…! Sono uscito indenne, due decimi guadagnati - quinta- di nuovo la curva veloce - sesta- giù il piede; di traverso, che bella sensazione il dominio dell’uomo sulla macchina. Terza, ancora quarta - in pieno per le due curve destrose, il tornantino, a tavoletta sin dall’inizio della curva -terza- quarta- quinta- curva a sinistra, di nuovo di terza, giù il piede, ormai le gomme sono in temperatura. Quarta a destra parzializzando il motore senza frenare, terza in uscita e subito in successione quarta-quinta. Il curvone prima del rettilineo, un ultimo sforzo e il giro è perfetto. Ma si! Tanto c’è il primo giro, in quarta a tavoletta. Dall’inizio alla fine della curva; le leggi della fisica mi avvertono che devo mollare, ma il cronometro e il cuore mi assicurano che devo tenere giù. Il cordolo a sinistra in uscita, quanto è diventato piccolo! Mamma mia quant’è lunga questa curva… non ci riesco…non ci riesco… l’ultimo millimetro di cordolo mi salva e il kart si mette dritto… si! In quarta il motore grida. La quinta entra come una fucilata, quasi senza rilasciare l’acceleratore. La bandiera a scacchi mi assicura che il “supplizio” è finito; innesto la sesta e faccio riposare il motore. Dio! Quant’è bello respirare, mi sembra di aver trattenuto il fiato per un’eternità.

Calma, avrò fatto tutto bene? Che tempo avrò segnato? E gli altri? Cosa avranno fatto i miei avversari? Entro in parco chiuso e cerco subito l’amico Settimio; prima che lui parli tento d’interpretare il suo volto, lo vedo arrivare sorridente con il cronometro in mano, non devo aver fatto un cattivo tempo”. Per la cronaca, questo era il giro record che mi permesso, su 19 concorrenti, di partire in pole-position nell’agguerrita categoria 125.

                                                                                                             Renato Bruno